Pinocchio - Trasmutazione alchemica di un burattino
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Foto: Mariano Chelo |
Pinocchio è un nome composto dai due termini “pino” e “occhio”. Il frutto del pino, la pigna, nell’esoterismo ha sempre indicato la ghiandola pineale, la quale si chiama così proprio per la sua forma di "pigna", dal latino pinea; una ghiandola che, nella fisiologia esoterica, corrisponde al terzo occhio. Pinocchio rappresenta quindi, il processo di apertura del terzo occhio, la capacità di vedere oltre la forma.
Il Padre, Geppetto, ne è il Creatore, infatti non è un padre nel senso comune del termine, ma Colui che lo trae dalla materia e gli dà forma. Lo scolpisce nel legno, lo crea burattino, cioè un essere “meccanico”, “addormentato”, come direbbe Gurdjieff, in grado di parlare e camminare, ma non dotato di coscienza, quindi non ancora umano. Appena creato, Pinocchio, diviene subito ingestibile, in quanto, non ha ancora ritrovato né la sua anima (la Fata Turchina) né tantomeno il Padre, dal quale dovrà inizialmente separarsi per conoscere le insidie del mondo, proprio come accade al figliol prodigo nell’omonima parabola evangelica. Lungo il suo cammino iniziatico, imparerà a conoscersi, a gestire il corpo, le emozioni e la mente, sorvegliato a distanza dalla sua anima, la quale – nonostante le menzogne del burattino – lo aiuterà nei momenti più bui e lo rimetterà sulla “retta via”.
Salvatore Brizzi
Una riflessione
L'essenza di questa "fiaba" apre lo scenario a molteplici simbolismi del percorso iniziatico intrapreso da ognuno di noi.
Le disavventure con Buttafuoco ad esempio, ci mettono in relazione con il concetto relativo di prigionia.
Si può essere prigionieri di sé stessi prima ancora di esserlo del mondo esterno
Nel lavoro interiore non è possibile retrocedere ma, talvolta, si può avere l'impressione di rimanere fermi per insufficiente sensibilità dovuta a stanchezza o apatia.
Occorre lavorare sulla passione emotiva e la gestione della rabbia
E' inutile odiare la rabbia o tentare di zittirla, sarebbe come rinnegare o odiare la propria creatura che, in questo modo, urlerà più forte per farsi sentire.
Anche il concetto di "abbandono" andrebbe riletto in un'altra chiave. Vi sarà senz'altro capitato di notare con rammarico come, al mutare della nostra frequenza, alcune presenze costanti della nostra vita si allontanino naturalmente: lasciamole andare, accompagnamo il cambiamento senza trattenerle oltre.
La nostra evoluzione è connessa al processo evolutivo dell'altro inteso come emanazione dei nostri quesiti interiori
Responsabilità, non colpa
Forse quest'ultimo tratto presenterà qualche dislivello in uno stato laico solo per definizione. Si è fatto tardi. Auguro a tutti una buona giornata.
Au revoir.
Au revoir.
Approfondimenti:
Conferenza degli autori Salvatore Brizzi e Riccardo Geminiani
dedicata al loro libro "Il Bambino e il Mago"
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