Translate

domenica 24 novembre 2019

I lungometraggi di Park Jung Bum al MILANO KOREAN FILM FESTIVAL 2019 Korea comes to Milano


"Height of the wave" (2019) 

Il cinema, può essere evasione ma, può  farci volare pur rimanendo con i piedi per terra, offrendoci oltremodo spunti di riflessione sull'interpretazione soggettiva del bene e del male, metterci di fronte alle nostre paure,  come davanti a uno specchio. Ho trovato interessante, la scelta stilistica a livello cromatico e sonoro del regista Park Jung Bum; sull'utilizzo di nuances cupe per  buona parte del film "Height of the wave" in netto contrasto con la purezza eterea sottolineata dalla luminosità del viso nella scena in cui Yea-eun si trucca e,  i colori vividi e intensi, accompagnati da note musicali dalle risonanze energiche e impietose, tese a sottolineare i ciak più intensi perché, ogni stato d'animo ha il suo contrappeso. In "The journals of Musan", mi ha particolarmente colpita, il long take della scena finale che, ne intensifica la drammaticità. All'interno del Cine Talk, si è parlato anche degli ingenti costi che comporta la produzione di un film e di come spesso, si scelga la via delle serie tv come trampolino di lancio. Tra le domande che hanno destato particolare interesse, è senz'altro quella su una possibile collaborazione cinematografica tra la Corea del Nord e la Corea del Sud. Domanda che, ha ricevuto, per contro, un'ulteriore domanda da parte del regista: "rammentate di qualche collaborazione cinematografica tra le due Coree? Vi viene in mente qualche titolo?" Però, mai dire mai, dico io. Ora, permettetemi una punta ironica: avrei voluto conoscere anche l'attore Jin Yong Ok che, in entrambi i film, ha sempre preso un sacco di botte, spesso non meritate, così, a prescindere. Mi ha ricordato un Fantozzi coreano ma, questa è una mia digressione.

Nessun commento:

Posta un commento