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venerdì 3 febbraio 2017

Poesia, architettura dell'anima


Il manicomio è una grande cassa di risonanza
e il delirio diventa eco
l'anonimità misura, 
il manicomio è il monte Sinai, 
maledetto, su cui tu ricevi
le tavole di una legge 
agli uomini sconosciuta.
Alda Merini



Non mi serve una macchina (da scrivere), mi servono le parole, sancisce determinata, Anna Foglietta alias Alda Merini ne "La pazza della porta accanto". In questo caso, non bastano le parole per descrivere la magnificenza di questa location, il teatro Donizetti di Bergamo,  in netto contrasto con le cupe atmosfere "oscurate" da spiragli di luce dove solo l'Amore, l'incoscienza (?), il gioco, accorrono a dare sollievo, per pochi fuggevoli istanti, a questo mal di vivere, in un atto unico intenso, dedicato alla poetessa dei navigli e alla sua tormentata esperienza in manicomio. In un processo di decodifica del dolore, la poetessa forgia le sue ali per volare lontano, oltre i confini spazio temporali. Alessandro Gassman firma la regia di uno spettacolo incisivo, lineare, VERO, sua anche l'ideazione scenica in collaborazione con Alessandro Chiti; stanghe, ologrammi, luci e pareti in movimento, hanno una resa davvero sorprendente. Standing ovation ad Anna "Alda", per l'ottimo lavoro sul personaggio, a Liborio Natali (Pierre, l'amato) e a tutto il cast. Il buon teatro che fa riflettere.  

In scena fino al 5 febbraio

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