"Più piccolo di come appare da sotto, eppure così significativo nel paesaggio di cui fa parte con naturalezza. Quasi commovente, nel modo in cui si adatta alla conformazione della collina invece di forzarla alle proprie ragioni. Un messaggio di equilibrio e stabilità lasciato così tanti secoli fa per durare ed essere ammirato, con le sue linee curve, senza presunzioni di verticalità, senza sfide alle leggi della fisica. Più in là ci sono i boschi, i muri che circondano la proprietà e la rendono invisibile dalla strada, più sotto, la pianura in cui dilagano capannoni, fabbriche, strade e altre brutture contemporanee avvolte in una foschia azzurrina."
Sinossi: La mattina del primo gennaio Veronica Del Muciaro, inviata di un programma televisivo di grandi ascolti, sta per morire soffocata da una brioche in un caffè storico di Suverso, prospera cittadina del nord. La salva uno strano e affascinante archeologo, il marchese Guiscardo Guidarini, che le rivela di aver riportato alla luce un sito importante. L’inviata scopre di cosa si tratta e lo rende pubblico in diretta tv, scatenando una furiosa competizione tra comuni, partiti rivali, giornalisti e autorità scientifiche. Con Il teatro dei sogni Andrea De Carlo applica le sue capacità di osservazione sociale e di indagine psicologica a un romanzo fortemente contemporaneo, polemico ed esilarante, che scava nelle ragioni dei quattro protagonisti e ne fa emergere verità, segreti, ambizioni, paure e sogni sopiti.
RECENSIONE
Il marchese Guidarini, in questo
romanzo a chiave dalla narrazione accattivante, diventa, suo malgrado, il
protagonista di una contesa tra, i media e la politica contemporanea. TEATRO
della contesa, due immaginari quanto reali comuni della Brianza e i rispettivi sindaci
con entourage annesso. Immagini speculari di uno Stato che ha messo all’angolo
"Dal punto di vista umano, l'azione del teatro come quella della peste, è benefica perché, spingendo gli uomini a vedersi quali sono, fa cadere la maschera, mette a nudo la menzogna, la rilassatezza, la bassezza e l'ipocrisia"
(Antoin Artaud)
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