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lunedì 26 maggio 2014

Il peso della VOLONTA' nella scacchiera della vita


"Più che ‘l doppiar de li scacchi s’inmilla”
Dante Alighieri (Paradiso, Canto XXVIII verso 93)

Quando prego io chiedo a me stesso, al mio Io superiore, al vero Io con cui non ho ancora raggiunto una completa identificazione... Quella divinità che è in ognuno di noi e in ogni cosa, animata o inanimata che sia. Il significato della preghiera è per me la volontà di evocare tale divinità in me nascosta”. 
(Mahatma Gandhi)

Nella mia mente affiora un'antica leggenda persiana. Ve la racconto così come la ricordo, è la sua essenza ciò che realmente conta.

Accadde un dì, nell'antica Persia, che il Gran Visir, il consigliere del re, concepì un gioco a dir poco ingegnoso dove le pedine si muovevano su una scacchiera composta da sessantaquattro quadrati: gli scacchi. Il re, eccitato, chiese al Gran Visir cosa desiderasse come ricompensa per la sua magnifica invenzione ed egli rispose che, poiché era un uomo semplice, gli sarebbero bastati: un chicco di grano per il primo quadrato della scacchiera, due per il secondo, quattro per il terzo e via raddoppiando fino a raggiungere l'ultimo quadrato. Il re rimase stupefatto da questa richiesta così modesta, si trattava in fondo di un mucchietto di grano... Ma il Gran Visir, fermo nella sua richiesta, rifiutò palazzi e gioielli e convinse il re, il quale rimase assai stupito. Quando però si iniziò il conteggio dei chicchi, il re fu frastornato dal sorprendente risultato: il numero di chicchi, che all'inizio era piuttosto esiguo – 1, 2, 4, 8, 16, 32, 64, 128, 256, 512, 1024... – giunti al sessantaquattresimo quadrato raggiunse l'impressionante cifra di 18, 5 miliardi di miliardi per un peso complessivo di circa 75 miliardi di tonnellate, grosso modo il raccolto di diecimila anni di tutti i campi di grano della Terra.


Da un solo chicco di grano un'enorme montagna, da un solo infinitesimo istante di vita, tremila scenari possibili. Da una sola frase, l'energia di un intero universo... 



giovedì 15 maggio 2014

La bellissima recensione della giornalista Rossella Di Marco




"Reset", ovvero procedimento che riporta il sistema allo stato iniziale. Un po’ come “Path”, che per i buddisti rappresenta il cammino per la trasformazione o come “Dzogchen” che per i tibetani è il risvegliare la persona allo stato primordiale di illuminazione presente in ciascuno di noi. Utilizzare il pensiero per giungere a trascenderlo secondo la filosofia Zen. Perché Tutto è Uno, come in cielo così in terra. L’uscire dal proprio ruolo per abbracciare l’altro in poesia. Ricordando “La fine è il mio inizio”, libro scritto dall’amato Tiziano Terzani. E allora, BUONA LETTURA!

lunedì 12 maggio 2014

Riscopriamo una poetessa: Piera Oppezzo


La grande paura

La storia della mia persona
è la storia di una grande paura
di essere me stessa,
contrapposta alla paura di perdere me stessa,
contrapposta alla paura della paura.
Non poteva essere diversamente:
nell’apprensione si perde la memoria,
nella sottomissione TUTTO.
La grande paura.
Non poteva
la mia infanzia,
saccheggiata dalla famiglia,
consentirmi una maturità stabile, concreta.
Né la mia vita isolata
consentirmi qualcosa di meno fragile
di questo dibattermi tra ansie e incertezze.
All’infanzia sono sopravvissuta,
all’età adulta sono sopravvissuta.
Quasi niente rispetto alla vita.
Sono sopravvissuta però.
E adesso tra le rovine del mio essere,
qualcosa, una ferma utopia, sta per fiorire.

Piera Oppezzo


In questa poesia si respira il tema più volte dibattuto dell’emancipazione femminile in contrapposizione a quello della schiavitù, dibattimenti che ci hanno condotto nel tempo a molte conquiste ma, una domanda mi sorge spontanea:  in un’Italia con un forte imprinting patriarcale, dove a tutt’oggi la carriera politica e religiosa della donna checché se ne dica è subordinata all’uomo, possiamo davvero parlare di “uguaglianza” e di “pari opportunità”?


Piera Oppezzo, nacque a Torino nel 1934. Lavorò per qualche tempo presso una sartoria, poi come commessa alla Standa e in seguito, come dattilografa alla Rai. Autodidatta, ebbe come autori di riferimento Emily Dickinson e Marina Cvetaeva. In Rai, nella rivista aziendale, entrò in contatto con gli intellettuali e artisti dell’avanguardia torinese da cui fu subito apprezzata. «La Fiera letteraria» di Vincenzo Cardarelli pubblicò alcune delle sue prime poesie, accostabili a quelle di Sandro Penna e Umberto Saba. Nel 1966 uscì presso Einaudi una raccolta di poesie dal titolo L’uomo qui presente, che fu ampiamente recensita e apprezzata. Poi, venne il periodo milanese (decennio molto prolifico) con i collettivi femministi. Le sue poesie vennero pubblicate in antologie italiane e straniere e su numerose riviste: "Anterem", " Il Manifesto", "Lapis", "La Salamandra", "Leggere", "Nuovi Argomenti", "Tam Tam", "Linea d'ombra". Morì il 19 dicembre 2009 a Miazzina sul Lago Maggiore.

sabato 10 maggio 2014



Oggi parleremo di MOBBING, una ferita non ancora rimarginata, una piaga sociale che attribuisce un valore aggiunto (da interpretarsi con accezione negativa)  alla perdita di equilibrio della parola LAVORO. All’assenza di lavoro, allo sfruttamento sul lavoro e alle mille problematiche ad esso  legate, penso sia doveroso aggiungere anche questo termine, perlomeno fin tanto che ci sarà omertà da parte della vittima e dei colleghi non partecipanti che optano per il ruolo delle tre scimmie sacre, anch’esse, chiaramente, con valenza inversa rispetto al significato d’origine.


Il termine, di derivazione inglese "mobbing", dal verbo to mob (attaccare, assalire), ha radici in due significati diversi: un primo significato, con radici nell'etologia, si riferisce alla condotta di alcune specie animali, solite circondare in modo ostile un membro del gruppo per allontanarlo. Un secondo significato, è riconducibile all'espressione latina "mobile vulgus", riferito all'assalto dei vecchi dipendenti nei confronti del collega ultimo arrivato o di quello più capace ed ambizioso rispetto alla media. Il primo a parlare di mobbing quale condizione di persecuzione psicologica nell'ambiente di lavoro è stato lo psicologo svedese Heinz Leymann alla fine degli anni ottanta del XX secolo. In Italia, la tematica è stata introdotta dallo psicologo tedesco Harald Ege, che per primo nel 2002 ha pubblicato un metodo per il riconoscimento del danno da mobbing e della fenomenologia tramite il riconoscimento di sette parametri (metodo Ege). Questa pratica è spesso condotta con il fine di indurre la vittima ad abbandonare da sé il lavoro, senza quindi ricorrere al licenziamento, che potrebbe causare imbarazzo o altri problemi al datore di lavoro oppure per ritorsione in seguito a comportamenti non condivisi, ad esempio: denuncia ai superiori o all'esterno di irregolarità sul posto di lavoro, rifiuto della vittima di sottostare a proposte o richieste immorali: sessuali, illegali e quant’altro. Possiamo distinguere il Mobbing in due categorie: gerarchico o verticale e ambientale o orizzontale; nel primo caso, gli abusi sono commessi da superiori gerarchici della vittima, nel secondo caso invece, sono i colleghi della vittima ad isolarla, a privarla apertamente dell’ordinaria collaborazione, del consueto dialogo e del rispetto. Si parla inoltre di mobbing strategico quando l'attività vessatoria e dequalificante tende ad espellere il lavoratore, per far posto ad un altro lavoratore (di solito in posizioni di dirigenza o apicali). La pratica del mobbing sul posto di lavoro si esplica mediante la persecuzione sistematica di un lavoratore dipendente o di un collega di lavoro con diversi metodi di violenza psicologica o addirittura fisica. Ad esempio: sottrazione ingiustificata di incarichi o della postazione di lavoro, dequalificazione delle mansioni a compiti banali e con scarsa autonomia decisionale così da rendere umiliante il prosieguo del lavoro; rimproveri e richiami, espressi in privato ed in pubblico anche per banalità, dotare il lavoratore di attrezzature di lavoro di scarsa qualità o obsolete, arredi scomodi, ambienti male illuminati, interrompere il flusso di informazioni necessario per l'attività (chiusura della casella di posta elettronica, restrizioni sull'accesso a Internet), continue visite fiscali in caso malattia (e spesso al ritorno al lavoro, la vittima trova la scrivania sgombra). Per porre fine al mobbing occorre prendersi del tempo per sé (ferie, malattia) ed infine denunciare; perché questo sia possibile occorrerà raccogliere dati, informazioni, in parole povere PROVE dello stato di impotenza/sottomissione a cui il lavoratore è assoggettato suo malgrado. E’ un problema da non sottovalutare in quanto, a lungo andare, creerà sicuramente nella vittima: scarsa autostima, angoscia, apatia, incapacità di adattamento e di fiducia nei confronti di un altro, si auspica più sano, ambiente di lavoro.


Qui di seguito, alcune delle associazioni che offrono sostegno in questi casi. Per trovarle basta una semplice ricerca su Internet.
Le associazioni potranno suggerire legali di fiducia specializzati in diritto del lavoro.


FILM CONSIGLIATO:

giovedì 8 maggio 2014

In questo mese ricorre l’anniversario della morte di Franca Rame, attrice teatrale, drammaturga e politica italiana. Questo è il mio personale omaggio.


Ciao Franca


Il vento dirige le note
del musicista di strada che,
con scatole e bidoni
s’arrabatta.
Percussioni che
ritmano il cuore.

Un passante avanza furtivo
con una smorfia di
disappunto abbozzata sul volto
mentre bimbi festosi seguono
quel ritmo tribale.

Tutto attorno è magia:
il fuoco delle danze,
l’indolenza della pioggia,
il silenzio dell’attesa.

Due amici s’incontrano
per andare a teatro,
ora pieno e vuoto di te,
nel mezzo di un piovoso
giovedì pomeriggio.


Dedicata a Franca Rame
*dal libro "Reset" di Giusy Grasso


Parlando di Franca Rame, non si può ignorare "Lo Stupro", il monologo che scrisse nel 1975 e che portò in scena a teatro e davanti a milioni di telespettatori della tv di stato. La Rame, dichiarò di aver preso il racconto da una testimonianza pubblicata su "Quotidiano Donna" ma, in realtà, fu vittima in prima persona di uno stupro punitivo di matrice neofascista. Le inflissero la pena peggiore, la ferirono nella sua femminilità. Diversi anni dopo, un pentito si decise a fare i nomi: troppo tardi, il reato era ormai caduto in prescrizione e gli stupratori non fecero un solo giorno di carcere ma Franca Rame, ha sconfitto la loro violenza con la spada della PAROLA. 


venerdì 2 maggio 2014


Buongiorno amici, si è concluso da pochi giorni il “Meeting of Styles” (MOS), un festival internazionale di graffiti al quale partecipano ogni anno diversi artisti provenienti da tutto il mondo. Il festival, peraltro presente per la terza volta in territorio italiano, quest’anno si è svolto a Cesano Boscone. Un evento di una certa portata, che ha attirato numerosi visitatori da tutta Italia e mobilitato writers noti a livello internazionale. Le vicende giudiziarie di un noto personaggio ci hanno recentemente ricondotto su queste operose viuzze ma Cesano Boscone è ben più di questo; ha una realtà musicale di tutto rispetto ed è di questo che vorremmo parlarvi oggi.

"CHARRA, al secolo Maurizio Ciaravino, nasce a Milano Il 31/10/97. A 11 anni comincia a scrivere i suoi primi testi. Soltanto qualche anno dopo, si cimenterà nella registrazione della sua prima traccia musicale perfettamente realizzata. Nel 2014, con la grinta dei 17 anni, forte della sua passione musicale, dopo aver collezionato molteplici esperienze live e dopo l’uscita del suo primo album, decide di mettere in cantiere  un nuovo ambizioso progetto, una grande opportunità  per  farsi notare da artisti di un certo calibro. Personaggio eclettico, Maurizio, come altri giovani, nutre la necessità di veder sviluppare il proprio sogno traducendolo oggettivamente in qualcosa di concreto. L’ambiente musicale nazionale pullula di artisti notevoli, che hanno davvero molto da raccontare con le loro sperimentazioni musicali, forse qui in Italia, si punta troppo sul prodotto commerciale, c’è una sorta di “grande distribuzione” della musica, così, diventa anch’essa un prodotto, soggetto dunque a costi onerosi e alla necessità di segnalazioni da parte di esperti del settore. Probabilmente, ciò che manca è la figura del talent scout, ancora presente in America o di fonti di informazione alternative. A questo punto penso sarete ansiosi di ascoltare "TRAVEL MIXTAPE VOL.1". Allora, non vi tratterrò oltre. Buon ascolto a tutti.

Giusy Grasso


*il cd sarà fruibile gratuitamente online attraverso un sito web. Per informazioni e aggiornamenti: https://facebook.com/Charraofficialpage